Naufragato il suo matrimonio e azzerati i diritti della sua paternità, Eric Kennedy mette in macchina ciò che gli resta - la figlioletta Meadow e un documento che porta un altro nome - e parte per un «viaggetto padre e figlia» che presto si trasforma in fuga disperata. Sette giorni fra gli stati del Nordamerica, inseguito da una legge implacabile e da un passato rimosso. Sette giorni per trasformarsi da padre amorevole a rapitore e truffatore. Erik Schroder ha cinque anni quando «senz'altro bene che la mano di mio padre stretta fra le mie» attraversa la frontiera della Germania dell'Est per non farvi piú ritorno; ne ha quattordici il giorno in cui, nella cupa cittadina operaia di Dorchester, Massachusetts, in cui è cresciuto, s'imbatte nel foglio che gli cambierà la vita. È l'opuscolo pubblicitario di un campo estivo sul lago Ossipee e mostra schiere di ragazzi americani felici e ben integrati. Per essere come loro a Erik basterà farsi come loro: un inglese impeccabile e senza accenti, una storia famigliare radicata nella cittadina immaginaria di Twelve Hills, a Cape Cod, un cognome di provata americanità. Anzi, il piú americano dei cognomi, Kennedy, quello del presidente «Berliner» piú amato dai tedeschi, col cui illustre ceppo potrà magari lasciar intendere una lontanissima parentela. E poco importa se per raggiungere lo scopo dovrà tagliare i ponti con il suo passato e chi ne ha fatto parte: ogni guerra ha i suoi caduti. Questa bugia bianca, grossolanamente tracciata da ragazzino, segnerà tutto il resto della vita di Schroder/Kennedy. Non se ne libererà neppure quando incontrerà la donna che amerà profondamente e che sposerà, Laura; neppure quando lei gli darà la figlia dei suoi sogni. Meadow è fin da subito una bambina molto speciale, con una curiosità incontenibile e una sorprendente perspicacia. Con quella bambina fra le braccia e la comunità di Albany intorno, Eric riesce a credere di aver davvero coronato il suo sogno. Poi la crisi economica, gli screzi coniugali via via sprofondati in abissi d'incomunicabilità, fino alla separazione e alla selvaggia battaglia per la custodia di Meadow. Ed è allora che il castello comincia a sgretolarsi. Eric sceglie la fuga, perché quello è il modello che ha introiettato - da una madre di cui ricorda solo i passi svelti e l'abbandono, e da un padre che della nuova vita occidentale ha rifuggito ogni cosa, elevando la fuga a modello («Non è affatto naturale restare a combattere. È molto piú naturale fuggire, questa è la verità»). Accanto alla sua amatissima Meadow, Schroder fugge - New Hampshire, Vermont, su fino al confine col Canada e poi giú fino a Boston - e, mentre crede di correre verso un futuro di libertà, precede a grandi passi le sbarre che su di lui inevitabilmente si chiuderanno. Da dove si trova ora, Schroder, novello Humbert Humbert, ricorda e racconta. E la sua confessione è una lunga e poetica lettera d'amore. *** «Amity Gaige esplora il fertile regno tenebroso in cui la devozione paterna travalica in ossessione. Forte di una prosa sicura e fuori dai ranghi, Il sogno di Schroder porta alla ribalta della narrativa americana una voce fresca, giovane e vigorosa». Jennifer Egan
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Naufragato il suo matrimonio e azzerati i diritti della sua paternità, Eric Kennedy mette in macchina ciò che gli resta - la figlioletta Meadow e un documento che porta un altro nome - e parte per un «viaggetto padre e figlia» che presto si trasforma in fuga disperata. Sette giorni fra gli stati del Nordamerica, inseguito da una legge implacabile e da un passato rimosso. Sette giorni per trasformarsi da padre amorevole a rapitore e truffatore. Erik Schroder ha cinque anni quando «senz'altro bene che la mano di mio padre stretta fra le mie» attraversa la frontiera della Germania dell'Est per non farvi piú ritorno; ne ha quattordici il giorno in cui, nella cupa cittadina operaia di Dorchester, Massachusetts, in cui è cresciuto, s'imbatte nel foglio che gli cambierà la vita. È l'opuscolo pubblicitario di un campo estivo sul lago Ossipee e mostra schiere di ragazzi americani felici e ben integrati. Per essere come loro a Erik basterà farsi come loro: un inglese impeccabile e senza accenti, una storia famigliare radicata nella cittadina immaginaria di Twelve Hills, a Cape Cod, un cognome di provata americanità. Anzi, il piú americano dei cognomi, Kennedy, quello del presidente «Berliner» piú amato dai tedeschi, col cui illustre ceppo potrà magari lasciar intendere una lontanissima parentela. E poco importa se per raggiungere lo scopo dovrà tagliare i ponti con il suo passato e chi ne ha fatto parte: ogni guerra ha i suoi caduti. Questa bugia bianca, grossolanamente tracciata da ragazzino, segnerà tutto il resto della vita di Schroder/Kennedy. Non se ne libererà neppure quando incontrerà la donna che amerà profondamente e che sposerà, Laura; neppure quando lei gli darà la figlia dei suoi sogni. Meadow è fin da subito una bambina molto speciale, con una curiosità incontenibile e una sorprendente perspicacia. Con quella bambina fra le braccia e la comunità di Albany intorno, Eric riesce a credere di aver davvero coronato il suo sogno. Poi la crisi economica, gli screzi coniugali via via sprofondati in abissi d'incomunicabilità, fino alla separazione e alla selvaggia battaglia per la custodia di Meadow. Ed è allora che il castello comincia a sgretolarsi. Eric sceglie la fuga, perché quello è il modello che ha introiettato - da una madre di cui ricorda solo i passi svelti e l'abbandono, e da un padre che della nuova vita occidentale ha rifuggito ogni cosa, elevando la fuga a modello («Non è affatto naturale restare a combattere. È molto piú naturale fuggire, questa è la verità»). Accanto alla sua amatissima Meadow, Schroder fugge - New Hampshire, Vermont, su fino al confine col Canada e poi giú fino a Boston - e, mentre crede di correre verso un futuro di libertà, precede a grandi passi le sbarre che su di lui inevitabilmente si chiuderanno. Da dove si trova ora, Schroder, novello Humbert Humbert, ricorda e racconta. E la sua confessione è una lunga e poetica lettera d'amore. *** «Amity Gaige esplora il fertile regno tenebroso in cui la devozione paterna travalica in ossessione. Forte di una prosa sicura e fuori dai ranghi, Il sogno di Schroder porta alla ribalta della narrativa americana una voce fresca, giovane e vigorosa». Jennifer Egan