“Quando si nasce all’inferno, si può evitare di essere un demonio?”
Zamir ha sei giorni quando una bomba esplode a El-Aman, il campo profughi al confine tra Siria e Turchia dove sua madre l’ha abbandonato.Sopravvive, grazie allo sforzo sovrumano di un chirurgo, ma è solo al mondo e con il volto sfigurato.Allevato dalla All for All, stimata organizzazione umanitaria internazionale, Zamir diventa un bambino simbolo; ideale per raccogliere fondi. Denaro a fiumi che però non va nella direzione giusta. Dietro la facciata, Zamir scopre corruzione, traffico di neonati e anche peggio. Non si lascia scoraggiare. Lui sa per cosa soffre. Per cosa piangerebbe, se la sua faccia artificiale glielo consentisse. Troppo sangue macchia la terra.Bisogna fermare la guerra, fermare i massacri.Entrato nella Fondazione per la Prima pace mondiale, Zamir capta segnali. Ovunque stia per scoppiare un conflitto armato, lui accorre, previene. Incontra ministri, dittatori, terroristi. Per costringerli a trattare, li inganna, li ricatta. Non si concede riposo, e non si ferma di fronte a nulla. La pace, prima di tutto. A ogni costo.
Hakan Günday, nato a Rodi nel 1976, ha sangue turco e sguardo europeo. Figlio di diplomatici, cresce spostandosi da una città all’altra, per poi approdare a Istanbul, dove adesso vive.
A ventitré anni, invece di varcare il portone dell’università, comincia a trascorrere le giornate al caffè di fronte e scrive il suo primo romanzo. Da allora ne ha scritti otto, diventando in Turchia l’autore che tutti gli editori vorrebbero pubblicare, perché è un mito tra i giovani e campione d’incassi in libreria.
Racconta storie a tinte forti con stile vivo e fulminante, con passione cocente e sensibilità delicata. Tra incroci inediti di Oriente e Occidente, Hakan Günday coglie la vita in situazioni estreme, stagliandosi come una voce nuova e forte dell’Europa più giovane che cambia. Dopo A con Zeta, celebrato come miglior libro del 2011 in Turchia e tradotto in diciannove lingue, Ancóra affronta il tema scottante dei migranti ed è in corso di pubblicazione in tutto il mondo. In Francia è stato il caso letterario dell’autunno 2015 e ha vinto il prestigioso Prix Médicis.
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“Quando si nasce all’inferno, si può evitare di essere un demonio?”
Zamir ha sei giorni quando una bomba esplode a El-Aman, il campo profughi al confine tra Siria e Turchia dove sua madre l’ha abbandonato.Sopravvive, grazie allo sforzo sovrumano di un chirurgo, ma è solo al mondo e con il volto sfigurato.Allevato dalla All for All, stimata organizzazione umanitaria internazionale, Zamir diventa un bambino simbolo; ideale per raccogliere fondi. Denaro a fiumi che però non va nella direzione giusta. Dietro la facciata, Zamir scopre corruzione, traffico di neonati e anche peggio. Non si lascia scoraggiare. Lui sa per cosa soffre. Per cosa piangerebbe, se la sua faccia artificiale glielo consentisse. Troppo sangue macchia la terra.Bisogna fermare la guerra, fermare i massacri.Entrato nella Fondazione per la Prima pace mondiale, Zamir capta segnali. Ovunque stia per scoppiare un conflitto armato, lui accorre, previene. Incontra ministri, dittatori, terroristi. Per costringerli a trattare, li inganna, li ricatta. Non si concede riposo, e non si ferma di fronte a nulla. La pace, prima di tutto. A ogni costo.
Hakan Günday, nato a Rodi nel 1976, ha sangue turco e sguardo europeo. Figlio di diplomatici, cresce spostandosi da una città all’altra, per poi approdare a Istanbul, dove adesso vive.
A ventitré anni, invece di varcare il portone dell’università, comincia a trascorrere le giornate al caffè di fronte e scrive il suo primo romanzo. Da allora ne ha scritti otto, diventando in Turchia l’autore che tutti gli editori vorrebbero pubblicare, perché è un mito tra i giovani e campione d’incassi in libreria.
Racconta storie a tinte forti con stile vivo e fulminante, con passione cocente e sensibilità delicata. Tra incroci inediti di Oriente e Occidente, Hakan Günday coglie la vita in situazioni estreme, stagliandosi come una voce nuova e forte dell’Europa più giovane che cambia. Dopo A con Zeta, celebrato come miglior libro del 2011 in Turchia e tradotto in diciannove lingue, Ancóra affronta il tema scottante dei migranti ed è in corso di pubblicazione in tutto il mondo. In Francia è stato il caso letterario dell’autunno 2015 e ha vinto il prestigioso Prix Médicis.