Andrea Romoli è stato uno degli inviati RAI chiamati a raccontare la guerra in Ucraina. In uno dei suoi reportage ha avuto modo di leggere un documento secretato al Museo Nazionale di Kiev: il diario di un soldato russo scritto nei giorni dell’assedio alla città. Konstantin, giovane militare effettivo in un reparto di prima linea, vi raccontava le sue crisi di coscienza per una guerra che sentiva profondamente ingiusta, la quotidiana paura di morire, ma anche i sogni e le speranze comuni a ogni ragazzo di 20 anni. L’autore, egli stesso un ex combattente, veterano delle guerre in Afghanistan e Iraq, ha trasformato le parole del militare russo in un dialogo a distanza con questo soldato del cui destino nulla è riuscito a sapere.
In un diario di guerra, custodito nella teca di un museo di Kiev, è nascosta una feroce denuncia della guerra in Ucraina e allo stesso tempo un commovente canto d’amore per chi, anche nei giorni dell’orrore e del sangue, sceglie di restare umano.
Lo ha scritto Konstantin, un giovane soldato russo della cui identità e destino nulla sappiamo, ma che ha raccolto nel suo diario di guerra la rabbia di una generazione di giovani russi.
Da queste pagine miracolosamente ritrovate nasce un progetto artistico intenso, che trasforma il grido di libertà del soldato Konstantin nella voce di un intero popolo.
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Andrea Romoli è stato uno degli inviati RAI chiamati a raccontare la guerra in Ucraina. In uno dei suoi reportage ha avuto modo di leggere un documento secretato al Museo Nazionale di Kiev: il diario di un soldato russo scritto nei giorni dell’assedio alla città. Konstantin, giovane militare effettivo in un reparto di prima linea, vi raccontava le sue crisi di coscienza per una guerra che sentiva profondamente ingiusta, la quotidiana paura di morire, ma anche i sogni e le speranze comuni a ogni ragazzo di 20 anni. L’autore, egli stesso un ex combattente, veterano delle guerre in Afghanistan e Iraq, ha trasformato le parole del militare russo in un dialogo a distanza con questo soldato del cui destino nulla è riuscito a sapere.
In un diario di guerra, custodito nella teca di un museo di Kiev, è nascosta una feroce denuncia della guerra in Ucraina e allo stesso tempo un commovente canto d’amore per chi, anche nei giorni dell’orrore e del sangue, sceglie di restare umano.
Lo ha scritto Konstantin, un giovane soldato russo della cui identità e destino nulla sappiamo, ma che ha raccolto nel suo diario di guerra la rabbia di una generazione di giovani russi.
Da queste pagine miracolosamente ritrovate nasce un progetto artistico intenso, che trasforma il grido di libertà del soldato Konstantin nella voce di un intero popolo.