Nella vita di ogni lettore ci sono scrittori che occupano un posto speciale: spesso scoperti attraverso letture giovanili, diventano compagni di vita, sorgenti alle quali tornare nel tempo, scoprendovi ogni volta qualcosa di nuovo. Fëdor Dostoevskij rappresenta tutto questo per Julia Kristeva. Fin dai suoi primi studi la filosofa ha insistito sulla presenza, talvolta manifesta, spesso inconsapevole, delle voci degli altri all’interno della propria voce: la lingua non è mai neutra o pura, è resa più ricca dalla stratificazione di significati che altri prima di noi le hanno attribuito. Attraverso decenni di letture sedimentate Kristeva ha imparato a riconoscere la voce di Dostoevskij, e a sentirla risuonare dentro di sé. Il suo essere rivoluzionario, la sua esperienza nelle carceri della Siberia, il suo amore per la Russia e la sua fede tormentata e mai dogmatica la attraggono irresistibilmente, ma a stregarla è soprattutto il suo essere il romanziere del carnevale umano, capace di comprendere che l’oscurità infernale non riguarda solo l’animo di chi vive ai margini, ma è un elemento costitutivo della condizione umana.
Julia Kristeva ci apre al mondo di Dostoevskij attraverso un denso saggio introduttivo, seguito da una selezione di brani tratti dai testi dell’autore russo, ordinati secondo parole chiave che ne mettono in luce gli elementi più interessanti dal punto di vista di questa lettrice d’eccezione. Da «gioco» a «doppio», da «delitto» a «castigo», da «bambini» a «epilessia», Kristeva costruisce un percorso di lettura per orientarsi nell’universo dostoevskijano, muovendosi tra i suoi capolavori, come Delitto e castigo, L’idiota e I fratelli Karamazov, e i taccuini privati. Un racconto insieme autobiografico, poetico e teorico che restituisce la polifonia delle opere di Dostoevskij, sottolineandone la capacità di parlare al nostro presente.
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Nella vita di ogni lettore ci sono scrittori che occupano un posto speciale: spesso scoperti attraverso letture giovanili, diventano compagni di vita, sorgenti alle quali tornare nel tempo, scoprendovi ogni volta qualcosa di nuovo. Fëdor Dostoevskij rappresenta tutto questo per Julia Kristeva. Fin dai suoi primi studi la filosofa ha insistito sulla presenza, talvolta manifesta, spesso inconsapevole, delle voci degli altri all’interno della propria voce: la lingua non è mai neutra o pura, è resa più ricca dalla stratificazione di significati che altri prima di noi le hanno attribuito. Attraverso decenni di letture sedimentate Kristeva ha imparato a riconoscere la voce di Dostoevskij, e a sentirla risuonare dentro di sé. Il suo essere rivoluzionario, la sua esperienza nelle carceri della Siberia, il suo amore per la Russia e la sua fede tormentata e mai dogmatica la attraggono irresistibilmente, ma a stregarla è soprattutto il suo essere il romanziere del carnevale umano, capace di comprendere che l’oscurità infernale non riguarda solo l’animo di chi vive ai margini, ma è un elemento costitutivo della condizione umana.
Julia Kristeva ci apre al mondo di Dostoevskij attraverso un denso saggio introduttivo, seguito da una selezione di brani tratti dai testi dell’autore russo, ordinati secondo parole chiave che ne mettono in luce gli elementi più interessanti dal punto di vista di questa lettrice d’eccezione. Da «gioco» a «doppio», da «delitto» a «castigo», da «bambini» a «epilessia», Kristeva costruisce un percorso di lettura per orientarsi nell’universo dostoevskijano, muovendosi tra i suoi capolavori, come Delitto e castigo, L’idiota e I fratelli Karamazov, e i taccuini privati. Un racconto insieme autobiografico, poetico e teorico che restituisce la polifonia delle opere di Dostoevskij, sottolineandone la capacità di parlare al nostro presente.