Pubblicato nel 1947 questo testo non fu la prima ma certo la più sistematica e brillante analisi della violenza rivoluzionaria in quanto tratto peculiare del marxismo. Con questa tesi Merleau-Ponty anticipava, sul piano della critica filosofica, la denuncia delle persecuzioni politiche in U.R.S.S. nonché, e con ben diverso apparato critico le teorie dei "nuovi filosofi" del giorno d'oggi. Anticipava anche, in sintonia perfetta con un altro grande testo pubblicato in quello stesso anno, La dialettica dell'Illuminismo di Horkheimer-Adorno, la demistificazione della ratio borghese denunciandone, sotto il tratto dell'umanismo, la strumentalità e la violenza. Che la scelta non debba e possa non essere qualla tra un commissario politico e uno di polizia e la politica una prassi che giustifica i mezzi con il fine è il contenuto illuminante di questa fondamentale analisi filosofica del pensiero moderno troppo spesso ignorata dalla critica.
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Prefazione di Paolo Flores d'Arcais.
Pubblicato nel 1947 questo testo non fu la prima ma certo la più sistematica e brillante analisi della violenza rivoluzionaria in quanto tratto peculiare del marxismo. Con questa tesi Merleau-Ponty anticipava, sul piano della critica filosofica, la denuncia delle persecuzioni politiche in U.R.S.S. nonché, e con ben diverso apparato critico le teorie dei "nuovi filosofi" del giorno d'oggi. Anticipava anche, in sintonia perfetta con un altro grande testo pubblicato in quello stesso anno, La dialettica dell'Illuminismo di Horkheimer-Adorno, la demistificazione della ratio borghese denunciandone, sotto il tratto dell'umanismo, la strumentalità e la violenza. Che la scelta non debba e possa non essere qualla tra un commissario politico e uno di polizia e la politica una prassi che giustifica i mezzi con il fine è il contenuto illuminante di questa fondamentale analisi filosofica del pensiero moderno troppo spesso ignorata dalla critica.