Il 20 agosto 1939, tre giorni prima che venisse firmato il patto Ribbentropp-Molotov ed undici giorni prima dell'invasione della Polonia, Schmitt chiudeva questa raccolta di saggi che vanno dal 1923 al 1939. Le date e la periodizzazione sono qui assai importanti perché a guerra avviata e conclusa cambieranno giudizi e valori. Nel dopoguerra si innescherà poi un meccanismo di criminalizzazione di tutto ciò che appare collegato al passato regime. Non saranno più possibili giudizi sereni ed equanimi ed una sorta di nuovo terrorismo psicologico incombe ogni volta che appena si accenni a temi determinati. Troviamo qui la ragione per la quale questo testo di Schmitt appare per la prima volta in una traduzione dal tedesco in altra lingua, appunto nel nostro caso la lingua italiana. Non che non vi siano state già traduzioni di parecchi dei saggi qui rumiti, ma è mancata una traduzione integrale delle “Posizioni e concetti" che lo stesso Schmitt aveva raccolto secondo un ordine sapiente nel 1939 e pubblicate nel 1941). Sarà pure una nostra congettura, ma non possiamo vincere la forte sensazione che Schmitt avesse voluto fare i conti con se stesso e la sua coscienza per quello che era stato il suo impegno negli anni più fecondi della sua maturità. Troviamo qui anche la miglior autodifesa verso coloro che gli rinfacciano la sua adesione al nazismo come macchia indelebile. Leggendo con attenzione i saggi qui raccolti e trascurandone altri di mera circostanza ci si potrà convincere del motto hegeliano secondo cui non si può uscir fuori dal proprio tempo, ma solo viverlo nel modo migliore possibile. Socrate non volle fuggire da Atene, anche se gli sarebbe stato facile farlo. Carl Schmitt rimane nella sua patria, morendo nello stesso luogo in cui nacque, in Plettenberg, nella Renania. Del suo paese condivise la buona e la cattiva sorte.
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Il 20 agosto 1939, tre giorni prima che venisse firmato il patto Ribbentropp-Molotov ed undici giorni prima dell'invasione della Polonia, Schmitt chiudeva questa raccolta di saggi che vanno dal 1923 al 1939. Le date e la periodizzazione sono qui assai importanti perché a guerra avviata e conclusa cambieranno giudizi e valori. Nel dopoguerra si innescherà poi un meccanismo di criminalizzazione di tutto ciò che appare collegato al passato regime. Non saranno più possibili giudizi sereni ed equanimi ed una sorta di nuovo terrorismo psicologico incombe ogni volta che appena si accenni a temi determinati. Troviamo qui la ragione per la quale questo testo di Schmitt appare per la prima volta in una traduzione dal tedesco in altra lingua, appunto nel nostro caso la lingua italiana. Non che non vi siano state già traduzioni di parecchi dei saggi qui rumiti, ma è mancata una traduzione integrale delle “Posizioni e concetti" che lo stesso Schmitt aveva raccolto secondo un ordine sapiente nel 1939 e pubblicate nel 1941). Sarà pure una nostra congettura, ma non possiamo vincere la forte sensazione che Schmitt avesse voluto fare i conti con se stesso e la sua coscienza per quello che era stato il suo impegno negli anni più fecondi della sua maturità. Troviamo qui anche la miglior autodifesa verso coloro che gli rinfacciano la sua adesione al nazismo come macchia indelebile. Leggendo con attenzione i saggi qui raccolti e trascurandone altri di mera circostanza ci si potrà convincere del motto hegeliano secondo cui non si può uscir fuori dal proprio tempo, ma solo viverlo nel modo migliore possibile. Socrate non volle fuggire da Atene, anche se gli sarebbe stato facile farlo. Carl Schmitt rimane nella sua patria, morendo nello stesso luogo in cui nacque, in Plettenberg, nella Renania. Del suo paese condivise la buona e la cattiva sorte.