Nel corso della sua lunga e intensa esistenza Adriana Zarri ha scritto saggi, resoconti di vita monastica, romanzi, moltissimi articoli e un'unica opera di poesia, Tu. Quasi preghiere, che forse proprio per questo ha riscosso un vastissimo consenso di pubblico e critica. In essa l'autrice esprime con versi sensuali e dolci, violent e teneri al contempo i temi salienti della sua irregolare e sorprendente spiritualit: il carattere gratuito e creativo della preghiera, il rapport personale con un Dio cercato nella quotidianit del vivere, il riscatto dei sensi e della dimensione mondana in ambito contemplativo, l'esaltazione del regno creaturale inteso come ponte tra terra e cielo. Un canto di innamoramento cosmico, in cui l'intimit raggiunta nell'incontro con Dio si inserisce a pieno titolo in quella tradizione biblica e letteraria ricca di immagini erotiche e sponsali che ha nel Cantico dei Cantici il suo pi nobile capostipite e arriva fino ai nostri giorni attraverso le pagine dei mistici, da santa Teresa d'vila fino a Etty Hillesum. Dacci preghiere mute, / irragionevoli, / indicibili: / bianche macerie rotolanti, / assi schiodate, / assurdit: / preghiere / di parole sconnesse e di silenzio / ceste vuote / e ricolme di te, scrive Adriana, invitando il lettore ad abbandonare la concezione comune della preghiera, priva di trasporto fisico ed emotivo, per tornare a rivolgersi a un Dio incarnato, a cui si possa dare del tu come a un amico o a un amante. Ancora una volta una prova di originalit letteraria e teologica, che non teme di contaminare il pathos lirico del canto mistico con ballate di dissenso e invettiva contro gli scandali del Vaticano, in un intreccio di parola e mistero, di preghiera e silenzio tanto impregnato dei colori e dei profumi della terra e delle stagioni da riscuotere interesse anche in contesti non religiosi, come un inno universale alla continua sorpresa della vita.
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Nel corso della sua lunga e intensa esistenza Adriana Zarri ha scritto saggi, resoconti di vita monastica, romanzi, moltissimi articoli e un'unica opera di poesia, Tu. Quasi preghiere, che forse proprio per questo ha riscosso un vastissimo consenso di pubblico e critica. In essa l'autrice esprime con versi sensuali e dolci, violent e teneri al contempo i temi salienti della sua irregolare e sorprendente spiritualit: il carattere gratuito e creativo della preghiera, il rapport personale con un Dio cercato nella quotidianit del vivere, il riscatto dei sensi e della dimensione mondana in ambito contemplativo, l'esaltazione del regno creaturale inteso come ponte tra terra e cielo. Un canto di innamoramento cosmico, in cui l'intimit raggiunta nell'incontro con Dio si inserisce a pieno titolo in quella tradizione biblica e letteraria ricca di immagini erotiche e sponsali che ha nel Cantico dei Cantici il suo pi nobile capostipite e arriva fino ai nostri giorni attraverso le pagine dei mistici, da santa Teresa d'vila fino a Etty Hillesum. Dacci preghiere mute, / irragionevoli, / indicibili: / bianche macerie rotolanti, / assi schiodate, / assurdit: / preghiere / di parole sconnesse e di silenzio / ceste vuote / e ricolme di te, scrive Adriana, invitando il lettore ad abbandonare la concezione comune della preghiera, priva di trasporto fisico ed emotivo, per tornare a rivolgersi a un Dio incarnato, a cui si possa dare del tu come a un amico o a un amante. Ancora una volta una prova di originalit letteraria e teologica, che non teme di contaminare il pathos lirico del canto mistico con ballate di dissenso e invettiva contro gli scandali del Vaticano, in un intreccio di parola e mistero, di preghiera e silenzio tanto impregnato dei colori e dei profumi della terra e delle stagioni da riscuotere interesse anche in contesti non religiosi, come un inno universale alla continua sorpresa della vita.