Contrapposto all'attualità e all'ideologia della "fine della storia", "Il principio speranza" - che fonda la sua ontologia sulla potenzialità dell'essere e sull'apertura al cambiamento - risulta oggi audacemente inattuale ma ricchissimo di suggestioni su temi sempre aperti. Nelle cinque parti che costituiscono il suo capolavoro (iniziato nel 1938 e dato alle stampe per la prima volta nel 1959) Bloch esplora la dimensione utopica del pensiero in tutte le sue molteplici manifestazioni: oltre il "principio del piacere" delle vecchie utopie, ma anche oltre il "principio di realtà", inteso come passiva accettazione del già-dato. Gran parte del "Principio speranza" è dedicata a una fenomenologia degli stati utopici della coscienza: dai desideri più profondi dei singoli alle opere d'arte e ai grandi miti collettivi, fino alle forme che si annunciano nell'arte di consumo. In tutte queste forme, attraverso una "ontologia del non ancora", si delineano i tratti di una realtà conciliata che servono da guida e da orientamento per l'azione storica. In questo senso, "Il principio speranza" individua un possibile antidoto al nichilismo e all'angoscia: senza promettere redenzione e salvezza, senza confondere la caduta di alcuni idoli con la caduta degli ideali.
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Contrapposto all'attualità e all'ideologia della "fine della storia", "Il principio speranza" - che fonda la sua ontologia sulla potenzialità dell'essere e sull'apertura al cambiamento - risulta oggi audacemente inattuale ma ricchissimo di suggestioni su temi sempre aperti. Nelle cinque parti che costituiscono il suo capolavoro (iniziato nel 1938 e dato alle stampe per la prima volta nel 1959) Bloch esplora la dimensione utopica del pensiero in tutte le sue molteplici manifestazioni: oltre il "principio del piacere" delle vecchie utopie, ma anche oltre il "principio di realtà", inteso come passiva accettazione del già-dato. Gran parte del "Principio speranza" è dedicata a una fenomenologia degli stati utopici della coscienza: dai desideri più profondi dei singoli alle opere d'arte e ai grandi miti collettivi, fino alle forme che si annunciano nell'arte di consumo. In tutte queste forme, attraverso una "ontologia del non ancora", si delineano i tratti di una realtà conciliata che servono da guida e da orientamento per l'azione storica. In questo senso, "Il principio speranza" individua un possibile antidoto al nichilismo e all'angoscia: senza promettere redenzione e salvezza, senza confondere la caduta di alcuni idoli con la caduta degli ideali.