Da secoli i filosofi considerano l'architettura una forma privilegiata di presenza, ovvero di materializzazione di un'idea: l'"ultima fortezza della metafisica", secondo la definizione che ne diede Jacques Derrida. Ma il lavoro degli architetti anche pratica concreta, fatta di abilit ecniche, esperienza strategica, affabulazione, invenzione e conoscenza delle procedure. In questo libro due architetti e tre filosofi discutono sulle forme con cui i progetti di architettura possono avere efficacia sul mondo. Dal confronto emerge una ragione progettuale che riconosce la consistenza contingente dei propri fini, nonch la natura ibrida, al tempo stesso tecnica e sociale, dei propri mezzi.
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Da secoli i filosofi considerano l'architettura una forma privilegiata di presenza, ovvero di materializzazione di un'idea: l'"ultima fortezza della metafisica", secondo la definizione che ne diede Jacques Derrida. Ma il lavoro degli architetti anche pratica concreta, fatta di abilit ecniche, esperienza strategica, affabulazione, invenzione e conoscenza delle procedure. In questo libro due architetti e tre filosofi discutono sulle forme con cui i progetti di architettura possono avere efficacia sul mondo. Dal confronto emerge una ragione progettuale che riconosce la consistenza contingente dei propri fini, nonch la natura ibrida, al tempo stesso tecnica e sociale, dei propri mezzi.