La macchina della conoscenza umana ha bisogno della grammatica del non. Perché lo zero, il vuoto e il nulla ci consentono di sporgerci su ciò che non sappiamo ancora, su quel non sapere che sempre circonda ciò che crediamo di sapere Metti una sera a cena un matematico, un fisico e un filosofo: tre compagni di liceo si ritrovano dopo molti anni per intrecciare la nozione di zero, quella di vuoto e quella di nulla. Un dialogo da cui nasce un libro. Che cosa accomuna questi tre concetti? Di certo lo scandalo del paradosso: un numero per il "non essere", indispensabile ma inafferrabile; un "vuoto" che "riempie" la nostra vita quotidiana e che resta un'idea di frontiera della fisica moderna; un'assenza e una mancanza, una negazione effervescente e pensosa che ci attrae fino ai bordi del mondo.
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La macchina della conoscenza umana ha bisogno della grammatica del non. Perché lo zero, il vuoto e il nulla ci consentono di sporgerci su ciò che non sappiamo ancora, su quel non sapere che sempre circonda ciò che crediamo di sapere Metti una sera a cena un matematico, un fisico e un filosofo: tre compagni di liceo si ritrovano dopo molti anni per intrecciare la nozione di zero, quella di vuoto e quella di nulla. Un dialogo da cui nasce un libro. Che cosa accomuna questi tre concetti? Di certo lo scandalo del paradosso: un numero per il "non essere", indispensabile ma inafferrabile; un "vuoto" che "riempie" la nostra vita quotidiana e che resta un'idea di frontiera della fisica moderna; un'assenza e una mancanza, una negazione effervescente e pensosa che ci attrae fino ai bordi del mondo.