I vichi di una Gaeta scomparsa, d'altri tempi, con i suoi bassi e il suo mandracchio, con il suo mare e le sue colline nell'alternarsi delle stagioni ora generose ora squallide; e un’armata di ragazzini scatenati che, ovviamente, amano più i loro giochi e le loro avventure di quanto non amino la scuola. Negli stessi luoghi, le chiacchiere degli uomini e delle donne, il loro lavoro, le loro miserie, le loro gioie, le loro passioni; e soprattutto la loro ansia di evadere, di realizzarsi altrove, di conquistare "ciò che la vita potrebbe e dovrebbe dare e che non dà"; cioè, il sogno della gente di provincia: la luce blu. Un microcosmo della provincia italiana, questa prima povera narrativa di Pasquale Di Ciaccio, in cui i personaggi, tutti memorabili, compaiono e ricompaiono feriti, insigniti e comunque maturati dallo svilupparsi delle loro personali vicende; microcosmo evocato, sul piano dell’arte, in una sorta di sinfonia, strutturata con agilità e aperta al sentimento, all'ironia, al lirismo e a un tale recupero del linguaggio orale che sempre trascende il realismo: il tutto permeato da una struggente e sottile sensualità.
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I vichi di una Gaeta scomparsa, d'altri tempi, con i suoi bassi e il suo mandracchio, con il suo mare e le sue colline nell'alternarsi delle stagioni ora generose ora squallide; e un’armata di ragazzini scatenati che, ovviamente, amano più i loro giochi e le loro avventure di quanto non amino la scuola. Negli stessi luoghi, le chiacchiere degli uomini e delle donne, il loro lavoro, le loro miserie, le loro gioie, le loro passioni; e soprattutto la loro ansia di evadere, di realizzarsi altrove, di conquistare "ciò che la vita potrebbe e dovrebbe dare e che non dà"; cioè, il sogno della gente di provincia: la luce blu. Un microcosmo della provincia italiana, questa prima povera narrativa di Pasquale Di Ciaccio, in cui i personaggi, tutti memorabili, compaiono e ricompaiono feriti, insigniti e comunque maturati dallo svilupparsi delle loro personali vicende; microcosmo evocato, sul piano dell’arte, in una sorta di sinfonia, strutturata con agilità e aperta al sentimento, all'ironia, al lirismo e a un tale recupero del linguaggio orale che sempre trascende il realismo: il tutto permeato da una struggente e sottile sensualità.