Furono 105.000 i civili evacuati con la forza dal Trentino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Di questi, 76.000 vennero sfollati dall'esercito asburgico e inviati nelle regioni interne dell'Impero. Altri 29.000 vennero allontanati dall'esercito italiano, che aveva occupato la porzione meridionale del Trentino, e ripartiti in tutte le province del Regno d'Italia. L'esperienza degli sfollati in Austria apre il velo sugli articolati meccanismi di fedelt che caratterizzano le popolazioni di confine dell'Impero. Questa complessit, ignorata dalle autorit militari, port a trattamenti discriminatori nei confronti dei profughi. Lo Stato, dopo aver chiesto ai propri cittadini in guerra sacrifici estremi, si dimostrava diffidente e incapace di tutelarli. Le autorit asburgiche perdevano cos, agli occhi dei profughi, la propria legittimit. L'esercito italiano e i prefetti si trovavano ad amministrare nel frattempo i fratelli redenti, che nella vulgata patriottica venivano descritti come anelanti al ricongiungimento con la madrepatria. Tuttavia, nel gestire i civili trentini, optarono per lo spostamento forzato di popolazione e misero l'accento sul controllo, anzich concentrarsi sull'assistenza. Si delineava cos un primo incontro traumatico tra lo Stato italiano e quelli che sarebbero diventati i nuovi cittadini del Regno. In entrambi i casi, si narra la vicenda di cittadini dimezzati. I trentini, troppo austriaci agli occhi dell'esercito italiano, non vengono accolti come fratelli da salvare, ma come compatrioti subiudice. Al contempo, in Austria perdono alcune libert civili, in quanto percepiti come troppo italiani. In entrambi i casi le autorit militari decisero di allontanare con la forza i civili, inaugurando un modus operandi che diventer ricorrente nel Novecento europeo.
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Furono 105.000 i civili evacuati con la forza dal Trentino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Di questi, 76.000 vennero sfollati dall'esercito asburgico e inviati nelle regioni interne dell'Impero. Altri 29.000 vennero allontanati dall'esercito italiano, che aveva occupato la porzione meridionale del Trentino, e ripartiti in tutte le province del Regno d'Italia. L'esperienza degli sfollati in Austria apre il velo sugli articolati meccanismi di fedelt che caratterizzano le popolazioni di confine dell'Impero. Questa complessit, ignorata dalle autorit militari, port a trattamenti discriminatori nei confronti dei profughi. Lo Stato, dopo aver chiesto ai propri cittadini in guerra sacrifici estremi, si dimostrava diffidente e incapace di tutelarli. Le autorit asburgiche perdevano cos, agli occhi dei profughi, la propria legittimit. L'esercito italiano e i prefetti si trovavano ad amministrare nel frattempo i fratelli redenti, che nella vulgata patriottica venivano descritti come anelanti al ricongiungimento con la madrepatria. Tuttavia, nel gestire i civili trentini, optarono per lo spostamento forzato di popolazione e misero l'accento sul controllo, anzich concentrarsi sull'assistenza. Si delineava cos un primo incontro traumatico tra lo Stato italiano e quelli che sarebbero diventati i nuovi cittadini del Regno. In entrambi i casi, si narra la vicenda di cittadini dimezzati. I trentini, troppo austriaci agli occhi dell'esercito italiano, non vengono accolti come fratelli da salvare, ma come compatrioti subiudice. Al contempo, in Austria perdono alcune libert civili, in quanto percepiti come troppo italiani. In entrambi i casi le autorit militari decisero di allontanare con la forza i civili, inaugurando un modus operandi che diventer ricorrente nel Novecento europeo.