Centoquarantaquattromila. Il numero di persone che si salveranno dalla morte eterna. Sei sei sei. Il numero della Bestia. Milleduecentosessanta. I giorni che dovrà trascorrere nel deserto la donna di Sole dopo il parto. Sette. I calici di flagelli. Tre. Le porte agli angoli della Gerusalemme Celeste. Ventiquattro. Il numero degli anziani che Giovanni vide prostrarsi ai piedi di Dio. Di tutti questi numeri, l’unico che non era presente nella Bibbia era 1368, quello che Milic aveva scritto su quasi ogni pagina di Daniele e dell’Apocalisse. Il numero che, quella notte, era misteriosamente apparso nella cella del frate. Praga, 1363. Dieci caratteri latini compaiono sul muro di un convento, nella cella di un profeta sospettato di eresia. Si tratta di un numero. Un segno che Matthia, discepolo del profeta e studioso di teologia, è chiamato a spiegare all’Inquisizione. Ma, nei mesi trascorsi insieme al maestro, non ha mai sentito parlare di quel numero. In convento è conservata una Bibbia annotata con molte cifre tratte dalla numerologia apocalittica. La prima scoperta è sinistra: il numero è un segno che dà inizio a una caccia. I personaggi di una trama doppia e antica si muovono nello stesso convento all’ombra della nascita dell’Anticristo. Matthia è trascinato in una storia più grande di lui. Roma è senza papa, il Sacro romano impero è all’inizio del suo lungo autunno, lo spettro della fine dei tempi ammanta gli ultimi anni del Medioevo. Come può una leggenda blasfema trasformarsi in eresia? Armando Comi è esperto di millenarismo, profetismo e simbologia apoca- littica, temi al centro del suo dottorato e postdottorato in Storia della filosofia. È autore di una monografia su Jan Hus e ha scritto alcune voci per il Dizionario Storico dell’Inquisizione. Collabora con la casa editrice Zanichelli in qualità di lessicografo.
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Centoquarantaquattromila. Il numero di persone che si salveranno dalla morte eterna. Sei sei sei. Il numero della Bestia. Milleduecentosessanta. I giorni che dovrà trascorrere nel deserto la donna di Sole dopo il parto. Sette. I calici di flagelli. Tre. Le porte agli angoli della Gerusalemme Celeste. Ventiquattro. Il numero degli anziani che Giovanni vide prostrarsi ai piedi di Dio. Di tutti questi numeri, l’unico che non era presente nella Bibbia era 1368, quello che Milic aveva scritto su quasi ogni pagina di Daniele e dell’Apocalisse. Il numero che, quella notte, era misteriosamente apparso nella cella del frate. Praga, 1363. Dieci caratteri latini compaiono sul muro di un convento, nella cella di un profeta sospettato di eresia. Si tratta di un numero. Un segno che Matthia, discepolo del profeta e studioso di teologia, è chiamato a spiegare all’Inquisizione. Ma, nei mesi trascorsi insieme al maestro, non ha mai sentito parlare di quel numero. In convento è conservata una Bibbia annotata con molte cifre tratte dalla numerologia apocalittica. La prima scoperta è sinistra: il numero è un segno che dà inizio a una caccia. I personaggi di una trama doppia e antica si muovono nello stesso convento all’ombra della nascita dell’Anticristo. Matthia è trascinato in una storia più grande di lui. Roma è senza papa, il Sacro romano impero è all’inizio del suo lungo autunno, lo spettro della fine dei tempi ammanta gli ultimi anni del Medioevo. Come può una leggenda blasfema trasformarsi in eresia? Armando Comi è esperto di millenarismo, profetismo e simbologia apoca- littica, temi al centro del suo dottorato e postdottorato in Storia della filosofia. È autore di una monografia su Jan Hus e ha scritto alcune voci per il Dizionario Storico dell’Inquisizione. Collabora con la casa editrice Zanichelli in qualità di lessicografo.